Che fare?

E così siamo arrivati al 26 settembre 2022.

Tutte le previsioni degli ultimi due mesi si sono rivelate esatte, fin quasi ai decimali di ogni singola forza politica.  E si sono concretizzate prima di tutto nell’assenza, o fuga, del 36% degli Italiani dalle urne. Il primo dato allarmante ci sembra proprio questo. Mai come in questa tornata elettorale gli Italiani hanno scelto di astenersi. Evidentemente non hanno trovato risposte nell’offerta elettorale che gli è stata proposta. E di certo non possiamo biasimarli, visto che tanti elettori (compreso molti di noi) hanno trovato a stento le ragioni di un voto che non era stato mai così “triste e demotivato”.

Il secondo elemento è la lettura politica del voto di domenica scorsa. Anche su questo ci sono pochi dubbi. La vittoria della destra è stata netta, trascinata dal successo di Fratelli d’Italia (26%) ai danni di Lega (8,7%) e Forza Italia (8,1%). E dal “demenziale” sistema elettorale (sarà possibile non avere da anni una legge elettorale che permetta ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti!) costruito per l’ennesima volta contro qualcuno piuttosto che per favorire la partecipazione e la rappresentanza. Tutto il Destracentro, potremmo chiamarlo così, ha la maggioranza assoluta dei due rami del Parlamento con il 43%, mentre l’altra metà del fronte politico è divisa in tre tronconi: il centro di Azione e Italia Viva (7,7%), i Democratici e Progressisti (PD 19%, Verdi e Sinistra 3,6% e Lista Bonino 2,8%) ed il Movimento 5 Stelle (15,4%).

Non è andata meglio a San Gimignano, per non parlare della Toscana.

Nella nostra città la percentuale di partecipazione al voto s’è fermata poco sopra il 73% che in termini assoluti fanno 616 voti in meno rispetto alle Politiche del 2018. Il PD è il primo partito (non c’è da stupirsi ma nemmeno da festeggiare) nonostante perda più di 500 voti con il 34,8%. Nel Destracentro Fratelli d’Italia sottrae voti a Lega e Forza Italia, ma il risultato delle due principali coalizioni dice che il Centrosinistra perde più di 600 voti mente il Destracentro ne guadagna 150. In questo contesto sia Azione-Italia Viva (10,2%) che il Movimento 5 Stelle (9,6%) ottengono incoraggianti risultati nonostante il confronto con il 2018 per i secondi rappresenti un calo consistente (-700 voti).

I numeri impietosamente, alla fine però, decretano una sconfitta pesantissima per tutto ciò che si contrappone alla Destra, ammesso che questo riferimento possa valere in modo duraturo per la lista di Azione e Italia Viva.

Una sconfitta frutto della scelta pianificata dal PD di rinunciare a un campo più largo di se stesso, e dei suoi satelliti, che comprendesse anche il Movimento 5 Stelle.

Una sconfitta dalla quale non ci possiamo sottrarre nemmeno noi di Fiorile. Una sconfitta dura che però non può minimamente fiaccare la nostra capacità di contrapposizione alla destra né tanto meno non farci sentire l’urgenza di una rifondazione radicale di questo fronte che sentiamo comunque “il nostro fronte”.

Da questo nasce la domanda: “che fare?”

Con la preoccupazione, viste le dichiarazioni e le analisi fin troppo edulcorate dei primi giorni, che non tutti abbiano compreso (a Roma come a San Gimignano) la pesantezza del momento e la necessità appunto di “azzerare” qualsiasi rendita di posizione.

Siamo di fronte ad una fase in cui lo spettro di un conflitto nucleare mondiale dovrebbe essere in cima a tutte le preoccupazioni, mentre l’unica voce autorevole a esprimersi per la ricerca di una soluzione di pace è quella del Papa.

Ci aspetta una stagione già carica di crisi economica e sociale, che di nuovo prelude la crescita di vecchie e nuove povertà.

L’agenda del lavoro e del carovita andrà da sola in cima alle priorità, mentre già sappiamo che le risposte che saprà dare un governo di destra non saranno certo dalla parte di chi ha bisogno.

Per questo parteciperemo alla manifestazione indetta dalla CGIL il prossimo 8 ottobre a Roma, e proveremo pur nel nostro piccolo a sostenere e supportare tutti i lavoratori in lotta per l’affermazione dei propri diritti nella nostra zona.

In questo quadro tanto offuscato dall’opzione militare che contiene ormai tutte le crisi in atto, ci auguriamo che le istanze di pace che la maggioranza degli italiani vorrebbe vedere realizzate, trovino finalmente uno spazio politico comune da cui poter ricostruire finalmente un’agenda politica di opposizione.

Perché non crediamo che operazioni di restyling siano né utili né necessarie a risolvere una lunga catena di contraddizioni interne insite nel PD, e riteniamo che il M5S (con il vizio originale irrisolto di un partito personale) non riesca ancora a rappresentare del tutto identità e istanze che sarebbero proprie di un partito progressista e di sinistra.

Noi continueremo il nostro lavoro nel nostro territorio, a tessere reti e relazioni con i cittadini e i lavoratori, con altri gruppi di persone volenterose e preoccupate come noi, per essere pronti a mobilitarci in tanti nello sviluppo degli eventi, per diffondere anche noi quei “segnali di pace” che la vulgata nazionale continua a ignorare.

Sia la pace il segnale comune che indica la strada da percorrere insieme.

Sia la pace il collante che serve a ritrovare una comunità politica per quanti sono senza fiducia né rappresentanza.

Sia la pace la lente con cui guardare le crisi del nostro tempo.

Sia la pace la nostra bandiera.

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